Ho avuto il privilegio di conoscerlo, di parlargli e di fargli delle domande che mi stavano a cuore (vedi questo post). Ho seguito il suo pellegrinaggio a Lourdes un anno fa, insieme alla sua comunità, realizzando un documentario in cui i suoi insegnamenti guidano le varie tappe del viaggio. In quell'occasione ho avuto l'opportunità di intervistarlo e di conoscere da vicino la sua profonda spiritualità, ma anche l'umanità, la scienza.
Mi piace ricordarlo col suo bel sorriso, un grande uomo, un grande insegnante di vita e di fede, una figura di riferimento, vorrei dire... un santo!
Vi invito a leggere il suo commento alla prima lettura di oggi (Libro di Giobbe 19,1,23-27). Parla in prima persona, è la prima volta che parla della sua morte, non lo aveva mai fatto. Lo trovate sul libretto "Il Pane Quotidiano", dove pubblicava i suoi commenti alla Parola di Dio.
Ha scritto queste parole almeno due mesi fa:
"Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente che sarà vicino dirà: è morto.
In realtà è una bugia. Sono morto per chi mi vede, per chi sta lì. Le mie mani saranno fredde, il mio occhio non potrà più vedere, ma in realtà la morte non esiste perché appena chiudo gli occhi a questa terra mi apro all'infinito di Dio.
[...]
La morte è il momento dell'abbraccio col Padre, atteso intensamente nel cuore di ogni uomo, nel cuore di ogni creatura.
La morte non è altro che lo sbocciare per sempre della mia identità, del mio essere con Dio."
Un bel post su don Oreste dal blog JUSTINDIPENDENT