09 novembre 2006

Trascendere


L’aspetto trascendentale della vita, ovvero quello che va al di là di ciò che vediamo e tocchiamo, è un argomento spesso dimenticato e non approfondito da molti. Intendo, in modo particolare, il rapporto che abbiamo con un’eventuale figura divina, che in genere chiamiamo Dio, il Creatore.

Ci tengo a precisare che sono cristiano cattolico, per cui non posso scrivere prescindendo dal mio credo, ma mi piace cercare di ragionare su questo aspetto in modo oggettivo e il più possibile generale.

Credo che sia un arricchimento conoscere chi crede in altre religioni o chi si dichiara ateo e discutere di tutto ciò che riguarda la trascendenza (che significa “andare oltre”).

LE RELIGIONI

Il termine religione proviene dal latino religo, che significa “legare insieme”, in pratica lo usiamo per definire il rapporto tra uomo e Dio.

Nella capacità di intendere dell’uomo sono insite alcune domande “esistenziali” come: “perché sono qui?”, “cosa c’è dopo la morte?”, “chi ha creato l’universo?”, “chi regola le forze della natura?”. Una risposta semplice e logica è data dalla presenza di una o più entità superiori e di uno o più mondi trascendenti.

Ogni religione in questo dà le sue risposte e ciascuno di noi ha le proprie dentro sé.

La religione è quindi un mezzo per conoscere, avvicinarsi e comunicare con Dio, che nella maggior parte dei casi viene considerato ispiratore della religione stessa, nelle manifestazioni che rivolge a qualche profeta, il quale a sua volta trasmette il messaggio ai fedeli.

Esistono molte religioni con diverse varianti, come esistono molte lingue con diversi dialetti. L’uomo ha imparato a comunicare con Dio in modi che sono dipesi dalla sua cultura, dall’ambiente in cui è vissuto, dall’esperienza che ha potuto provare e dai segni che è riuscito a cogliere. Attraverso la religione ha avuto le risposte alle sue domande esistenziali ed ha imparato, attraverso il trascendente, a vivere pienamente l’immanente (ciò che, al contrario, è tangibile e terreno).

IL MISTERO

Dio sicuramente è un grande mistero che l’uomo ha sempre indagato e sempre indagherà, non è possibile dimostrarne scientificamente l’esistenza, ma nemmeno l’assenza.

In molti dicono di aver visto qualche segno, miracolo o apparizione, di aver provato qualcosa di interiore, di essere stati aiutati dalla provvidenza, ma restano in genere esperienze individuali o di piccolo gruppo, che spesso non è possibile condividere pienamente con gli altri, se non attraverso il racconto e quindi la fiducia.

Ci sono in realtà segni inequivocabili e visibili a tutti come i miracoli, ma attribuirli a Dio fa parte di un discorso basato sulla fede. Gli atei dicono che è semplicemente qualcosa di inspiegabile come tanti altri aspetti della nostra esistenza.

Chi crede solo in ciò che vede (con gli occhi) non può credere in Dio, a meno che non assista a qualche evento eclatante che ne provochi la conversione. Dio infatti non si mostra quasi mai in maniera percepibile ai cinque sensi, ma ha altre modalità di comunicazione.

LA FEDE

Mi piace pensare che la fede sia “la fiducia che ho in Dio”.

La fiducia è qualcosa che deve basarsi su un’esperienza vissuta in prima persona. Non posso fidarmi del primo che capita, ma posso scegliere di farlo con qualcuno che conosco da tempo e che mi ha dato prova della sua rettitudine o del suo impegno nei miei confronti.

Come fidarsi allora di Dio se non lo si vede, se non lo si conosce?

Non posso fidarmi del primo che capita, ma se una persona di provata fiducia me la indica come affidabile, allora si attiva la proprietà transitiva e posso accettare. Spesso la fede nasce così: si trasmette in famiglia, attraverso le relazioni più profonde. Da piccoli si impara a pregare, si può prendere fiducia, si alimenta la conoscenza secondo la propria religione. Ma non può esserci fede se non è basata su un’esperienza diretta, proprio come per la fiducia.

Non saprai mai se ti puoi fidare pienamente di una persona finché la conosci bene e non le dai il modo di dimostrartelo, così non potrai avere mai fede se non dai la possibilità a Dio di mostrarsi a te e non cerchi di conoscerlo.

CONOSCERE DIO

In genere la religione si tramanda di generazione in generazione, in famiglia, attraverso l’istruzione e la cultura, ma in fondo ognuno ha la sua, ha il suo modo di credere e comunicare con Dio, ogni uomo e ogni donna di questo mondo ha il proprio percorso di fede.

Conoscere Dio significa cercarlo e studiarlo, ma anche averne fiducia. Può essere sufficiente un momento, o non bastare tutta la vita, ma credo che la ricerca di Dio sia fondamentale per la nostra esistenza. Dio si manifesta, tranne in rari casi, solo a chi ha fede e si mette in gioco rendendosi disponibile al dialogo con lui.